Aggiornato al 30 gennaio 2021
Tabella dei Contenuti
Quanti sono gli spazi di coworking in Italia?
I coworking in Italia sono ormai un’affermata alternativa all’ufficio tradizionale e al lavoro da casa. Da 3 anni Italian Coworking fornisce il resoconto dell’andamento del fenomeno attraverso questo rapporto e la ICSurvey. A quasi un anno dell’emergenza sanitaria Covid-19 torniamo a fare il punto sulla loro diffusione, con qualche apprensione sullo stato della crescita.
Uffici flessibili, uffici temporanei, coliving e coworking, quelli che noi chiamiamo Spazi di lavoro condivisi, come tante attività nel Paese hanno risentito pesantemente delle limitazioni imposte per far fronte alla pandemia. All’inizio dell’emergenza sanitaria del 2020, il settore era in una fase di forte espansione, dopo anni di crescita continua, particolarmente a partire dal 2016 (guarda anche i numeri dei coworking in Italia 2019 e 2018).
All’inizio del 2010 si contavano infatti circa una decina spazi di lavoro condivisi in tutta Italia, quasi tutti concentrati nelle grandi città del centro-nord.
A partire dal 2016 il modello si afferma, tanto che a fine 2017, con un’estesa ricerca web e sui social networks eravamo riusciti a rintracciarne circa 500. Nel 2018 ne censivamo 665 sulla nostra piattaforma.
Nel 2019 le strutture rintracciate salivano oltre 700 e permettendoci di evidenziare che ormai gli spazi di lavoro condivisi sono diffusi dai grandi ai piccolissimi centri e sono diventati un modello organizzativo del lavoro di successo nel nostro paese, almeno numericamente.
E dopo un anno di pandemia covid-19? Dopo periodi di chiusura, accessi limitati, facendo meno di entrate come gli eventi e corsi in presenza, sfidando il generale smarrimento e la paura dei coworkers di condividere uno spazio con altre persone – solo per elencare alcune delle emergenze che stanno affrontando i coworking (vedi anche la survey 2020 sull’emergenza covid-19), quali sono i numeri del coworking in Italia nel 2020 e inizio 2021? Facciamo due conti.
Prima di dare i numeri, però è bene ripetere alcune specifiche e avvertenze.
È sempre difficile tenere il passo sui numeri dei coworking in Italia per due principali ragioni e le ripetiamo qui per chi ci legge per la prima volta:
1. L’universo coworking è molto vario. Ne abbiamo parlato ampiamente nel report sul rendimento dei coworking nel 2018 nella ICSurvey 2018 e 2019, ti suggerisco di guardarli. La via italiana al coworking è caratterizzata da realtà molto diverse, fatte di spazi di meno 100mq e di grandi investimenti in strutture di oltre 5000mq, di operatori indipendenti, di grandi società dal fatturato milionario, di iniziative associative e di esperienze collaterali (apro un coworking all’interno dello spazio della mia società/studio), ecc.. Insomma diversi modelli che differiscono anche molto in termini di organizzazione, investimenti, vocazione, motivazioni e finalità.
2. Le statistiche sul fenomeno, che prima di Italian Coworking erano inesistenti o inaffidabili o chiuse, sono difficili da estrarre perché il fenomeno coworking non è stato ancora inquadrato dalla legislazione italiana. Ci sono riferimenti in alcune politiche amministrative locali o regionali (cd. Accreditamento), esiste un riferimento nei codici ATECO, ma poco altro per definire cosa è cosa non è coworking o ufficio flessibile.
In aggiunta, quest’anno la rilevazione è stata ancora più difficile, per via delle ovvie difficoltà di contattare gli operatori e per il numero elevato di spazi chiusi temporaneamente, che restano “sospesi” nel tentativo di contenere le perdite.
Il settore, ricordiamolo ha ricevuto pochissimi o quasi nessun ristoro, pur subendo perdite molto rilevanti.
I numeri del coworking in italia
Forse è una sorpresa, ma a fine gennaio, Italian Coworking conta sulla propria piattaforma 779* coworking, grossomodo 1 coworking ogni 76.000 abitanti (erano 1/84.000 nel 2018).
Si conferma anche per quest’anno la crescita degli spazi di coworking in Italia. 779 (ci approssimiamo agli 800) sono le strutture rintracciate a fine gennaio 2021, ovvero +76 gli spazi rispetto a novembre 2019.
Di questi 70 circa 40 hanno iniziato l’attività proprio nel 2020.
“The dark side of the moon” è che al netto di questa crescita sono aumentate considerevolmente le chiusure (66). Un numero rilevante che potrebbe crescere, e non di poco, nei prossimi mesi. Oltre 100 strutture dei 779 censiti, infatti, sono risultati chiusi temporaneamente, sebbene formalmente attive.
Verificheremo l’impatto dell’emergenza sanitaria nella prossima ICSurvey 2021, dove potremo tracciare con maggiore precisione i coworking che effettivamente non sono riusciti a resistere a questo periodo di crisi.
La mappa sotto mostra la diffusione dei coworking in Italia a fine gennaio 2021. La mappa è interattiva e puoi navigare tra aree geografiche: regioni, province e comuni o cercare un comune e scoprire i dati che più ti interessano.
Mappa dei coworking in Italia nel 2020 (feb2021)
I numeri del coworking al Nord
La geografia del coworking resta sostanzialmente invariata da quella presentata nel 2019. Il 60% dei coworking opera nel Nord Italia (472) con una prevalenza nel Nord-ovest ed una crescita più sostenuta che nel resto del paese. Rispetto alla ricognizione 2019 sono stati riscontrati +50 spazi, ma la crescita è significativa solo in Lombardia. E’ qui che il modello degli spazi condivisi si è affermato di più nel paese e dove mostra una grande vitalità.
La Lombardia, in particolare, è senza dubbio la regione dove sono più presenti, non solo perché qui sono concentrati più di ¼ dei coworking italiani, ma anche perché qui si registra l’offerta più alta di spazi per abitante (1 coworking per ogni 44mila ab.) e la maggior crescita di spazi di coworking rispetto allo scorso anno (+34).
Nel resto del Nord-ovest, fatta eccezione per i capoluoghi di regione, la crescita pur positiva è contenuta sia in termini assoluti, sia di densità.
Nel Nord-est, le regioni dove sono presenti più spazi sono il Veneto, dove negli ultimi anni il coworking cresce, ma lontana dal ritmo della vicina Lombardia (82 spazi di coworking) e l’Emilia Romagna (73) con una elevata densità per abitanti di poco più bassa della Lombardia (1 coworking ogni 60mila abitanti). Il Veneto in particolare è la seconda regione con più spazi di lavoro condivisi in Italia omogeneamente distribuiti tra tutte le province e molto presente anche nei piccoli centri.
Diversamente, nelle altre regioni del Nord Italia i coworking sono prevalentemente presenti nelle città capoluogo di provincia e con una densità attorno alla media nazionale.
I numeri al Centro e al Sud (+Isole)
Se nelle precedenti rilevazioni avevamo enfatizzato che l’affermarsi del coworking superava ormai i confini del Nord produttivo del Paese, già dal 2019 si riscontrava, nonostante il numero in crescita di strutture al Centro, al Sud e nelle Isole, un rallentamento dovuto essenzialmente alla natura degli investimenti realizzati e programmati. Nel 2020 questo rallentamento è ancora più evidente. Nelle regioni del Centro Italia e del Sud confermiamo una crescita minore rispetto a quella rilevata nel 2019 (+28). Nelle regioni centrali lo sviluppo del coworking è legato alla Capitale e in parte alle città più grandi. Roma è infatti l’unica città dove la crescita del coworking è sostenuta. Nelle regioni dove invece la diffusione di spazi di lavoro condivisi è molto più distribuita sul territorio (Toscana, Marche) la crescita è più modesta perché solo parzialmente sostenuta dai capoluoghi di provincia.
Gli spazi di lavoro condivisi si confermano un riferimento anche al Sud e nelle Isole, ma qui più che altrove si è sofferta la crisi. Negli ultimi anni sono nati numerosissimi spazi (148 in tutto, poco meno del 20% delle strutture nel Paese). Si rileva la crescita di spazi in Puglia, grazie a efficaci indirizzi e sostegni regionali ha visto crescere il numero delle strutture sul suo territorio (43), seguono la Campania (36) e la Sicilia (29) che nel 2020 confermano una buona disponibilità di strutture, ma hanno visto nascere nello stesso anno pochissimi nuovi spazi.
fonte: Istat 2011 e italiancoworking.it
Le città con più coworking
Nel grafico sopra abbiamo riportato le 20 città top per numero di coworking, rappresentate anche per densità di coworking.
Le linee più doppie rappresentano un minor rapporto tra abitanti e coworking e ci permette di comprendere facilmente sia la platea potenziale di clienti nella città, sia il grado di competizione nell’offerta di postazioni.
Milano è sempre più Milano. Il comune con più coworking in Italia, sia per numero (oltre 120), sia per densità in rapporto alla popolazione (1 spazio ogni 10mila ab. circa), ha sofferto molto durante questo periodo, ma non perde la sua vitalità e capacità di reazione. La sua crescita (+30 strutture rispetto alla nostra rilevazione) è in parte dovuta agli investimenti programmati nel 2019, ma anche al suo contesto culturale, economico e lavorativo capace di creare velocemente sinergie intorno a nuovi paradigmi, vedi l’attuale dibattito sul “nearworking” e sul coworking di vicinato.
Se vuoi sapere di più sul coworking a Milano guarda anche la nostra guida locale.
Roma è nettamente al secondo posto, con 62 coworking rintracciati e 1 spazio ogni 42mila abitanti. Tuttavia la sua rincorsa rallenta. In generale negli ultimi tre anni l’offerta di coworking nella capitale è cresciuta molto, tanto che nella ricognizione 2019 abbiamo sottolineato gli investimenti rilevanti sulla capitale da parte di grandi player come Talent Garden (Ostiense), Copenico (EUR), Spaces (Ostiense) e anche da parte di operatori indipendenti che hanno investito in modo considerevole. Guarda anche la nostra guida agli spazi di coworking a Roma.
Seguono abbastanza distanti le altre città, cliccando sul grafico scopri per ogni delle top 20 la densità di coworking.
Ad eccezione di Milano, rispetto al 2019 crescono meno i coworking in quasi tutte le principali città – guarda la mappa sopra per i dettagli, seleziona il dettaglio geografico comunale o utilizza la ricerca per trovare il comune di interesse – così come nei centri piccoli e medi.
Nella tabella sotto sono riportati i valori riscontrati per classi di dimensioni dei comuni. 1 struttura su 3 è localizzata in grandi aree metropolitane o meglio comuni con oltre 500.000 abitanti, più di 1 spazio su 4 ha sede in un agglomerato al di sotto dei 50mila abitanti e la metà di questi opera in comuni al di sotto dei 20mila.
Conclusioni: Cosa dicono i Numeri del Coworking in Italia 2020
Come emerso dai nostri dati al 30 gennaio 2021, le strutture operative dopo quasi un anno dalla pandemia sono sorprendentemente in aumento. Il coworking in Italia tiene, ma a ben guardare si ritrovano molti elementi di difficoltà del settore.
Ci approssimiamo a quota 800 strutture attive, ma un centinaio sono in grave sofferenza e sono chiuse temporaneamente o operano in modo limitato. Oltre 60 invece hanno chiuso definitivamente nel 2020.
Pertanto nei prossimi mesi questi numeri andranno verificati per comprendere l’impatto effettivo della pandemia.
E’ vero tuttavia che molti degli investimenti programmati nel 2019 sono stati portati a termine e nonostante tutto resi operativi. Abbiamo contato 36 nuove aperture nel 2020. Il resto delle nuove strutture rintracciate sono uscite allo scoperto per la necessità di ampliare la platea e farsi conoscere e anche questa è una nota positiva di cambiamento.
Se il bilancio infonde fiducia, considerate le premesse di quest’anno, è perché gli operatori credono che questo modello risulterà vincente al temine sul medio e lungo periodo, scommettendo su un reale cambiamento del paradigma del lavoro in Italia attraverso l’adozione dello smartworking.
Guardando ai numeri, il coworking ha tenuto ovunque, ma sono aumentate le differenze tra le aree in cui si diffonde. Dimensione dell’area urbana e capacità di attrarre investimenti più significativi sembrano essere le chiavi della nuova stagione del coworking post pandemia. Se così, l’Italia torna nel solco dello sviluppo dell’industria dei Flexible Workplaces globale, dove sono le grandi e grandissime città e i grandi investimenti la leva per l’affermazione dei coworking.
Nelle grandi città si risponde meglio alla crisi, si mobilitano investimenti capaci di attrarre le medie e grandi aziende e si adottano diversi modelli di business, più sostenibili per il coworking. Così, la crescita di spazi di lavoro condivisi è quasi interamente concentrata in Lombardia e nei principali capoluoghi del Nord. Fanno eccezione le aree dove sono attive politiche di riconoscimento e sostegno come in Puglia e Toscana (anche se qui andranno fatte ulteriori verifiche).
Va comunque verificata tra qualche mese la tenuta dei piccoli spazi (al di sotto dei 300mq) – che ricordiamo costituiscono oltre il 65% percento delle strutture in Italia. Da una parte, lo sviluppo di modelli come il “coworking di quartiere” o il “coworking per pendolari” o “di vicinato (nearworking)” potrebbero rappresentare un’occasione per il loro rilancio. Dall’altra dovranno resistere ancora per vedere eventuali effetti di questo cambiamento e provvedere in qualche modo anche alla crisi che investe i loro principali clienti, ovvero freelances, professionisti e microaziende.
CowoNolo →
Nell’ultimo anno ha ricevuto più richieste di postazioni da lavoratori in smartworking?
Si decisamente! Il mercato sembra davvero più vivace.
Pensa che il Day Pass l’abbia aiutato? Cosa l’ha spinto ad aderire al servizio?
Senza ombra di dubbio! Sia per farmi conoscere come realtà sia per dare un servizio di “appoggio” a coworker o aziende in transizione.
Ho pensato che il progetto fosse molto interessante e che mi desse la possibilità di aprire un nuovo canale al di fuori dei classici proposti.
Ha soddisfatto le sue aspettative? Cosa ha apprezzato di più?
Al 100%, anzi, di più. La professionalità del team che ha creato il prodotto, la trasparenza nella comunicazione, e l’immediato riscontro.
Cosa pensa possa essere migliorato?
Forse il flusso… ma è davvero un dettaglio.
Lo consiglierebbe ad altri coworking manager?
Certamente! Sono a disposizione per incontrare altri gestori e sarò lieto di farvi da testimonial!
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