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Caratteristiche delle strutture: 55 postazioni in media

Per comprendere meglio le caratteristiche delle strutture e dei membri dei coworking e uffici flessibili abbiamo chiesto ai partecipanti della nostra ICSurvey 2021 di indicarci quante postazioni di lavoro tra uffici, stanze private, box, spazi open space sono effettivamente disponibili e utilizzabili in una giornata media nelle loro strutture. Vale a dire che non sono comprese le postazioni “ibride” come quelle talvolta disponibili in sale riunioni, o in altri luoghi ad uso misto.

Nella tabella di seguito trovate i numeri per farvi una prima idea su come sono composti gli spazi di coworking e gli uffici flessibili in Italia, mentre nella Viz #2 “Caratteristiche delle strutture e dei membri” potete visualizzare tutti i dati raccolti su questo tema con i relativi filtri per approfondire il tema.  

In media gli spazi rispondenti ospitano 55 postazioni di lavoro con un intervallo dalle 8 postazioni medie per gli uffici al di sotto dei 100 mq, a circa 180 postazioni medie per le strutture oltre i 1000 mq.

 

Note: Indice dell’ibridismo riassume la diversità di ambienti offerti dalla struttura. Varia da 1(ibridismo basso) a 6 (massimo). N.: 136 rispondenti.

 

Quanto spazio a disposizione hanno veramente i coworkers? Tanto

Nelle strutture considerate, ciascuna postazione, ma possiamo anche dire ciascun membro, ha potenzialmente a disposizione circa 15 mq di superficie media. 15 mq considerando tutti gli ambienti della struttura. Se invece consideriamo solo la superficie media dedicata alle postazioni (uffici, open spaces) e non consideriamo gli ambienti a diversa destinazione (come sale comuni, reception, sale riunioni/eventi, servizi igienici, ecc.) ogni membro ha a disposizione circa 12 mq.

E’ un numero di mq sorprendentemente elevato se consideriamo che un ufficio privato di 12-15 mq può normalmente ospitare 2-3 postazioni di lavoro. Se vogliamo dirla diversamente, chiunque affitti una scrivania in un coworking o in un altro spazio di lavoro condiviso in Italia ottiene “potenzialmente” una superficie ampia quanto un ufficio. 

Se la struttura è di medie dimensioni, ovvero grande abbastanza per offrire diversi ambienti (indice dell’ibridismo tra 4-6), allora i metri quadrati a disposizione potrebbero anche raggiungere i 21 mq lordi e i 18,4 netti come nel caso delle strutture tra i 300 e 600 mq.

Al contrario, se si sceglie un piccolo coworking di dimensione inferiore ai 100 mq, o un grande business center dai 1000 mq in su, si otterrà uno spazio per postazione di circa la metà (12 mq lordi e 8 mq netti).

 

Spazi piccoli e grandi: medesimo focus su più postazioni

Infatti, una maggiore attenzione alla massimizzazione dello spazio concentrando il numero di postazioni sembra essere l’approccio che accomuna sia le piccole, sia grandi strutture. Se si guarda inoltre alla ripartizione degli ambienti, entrambi dedicano oltre 50% della superficie all’ambiente principale dell’attività, ovvero la sala postazioni per i primi,  gli uffici privati per i secondi.

Le strutture al di sotto dei 100 mq, per ovvie ragioni, presentano una bassa diversità degli ambienti – in media offrono: 1 reception/area lounge, 1 sala riunioni, 1 stanza privata e 1 openspace con 7-8 postazioni che occupa più del 50% dell’intera struttura. Similmente, gli spazi oltre i 1000 mq, pur offrendo una grande variabilità di ambienti (i.e. in media 1 o più sale eventi, 4 sale riunioni, 2 aule formazioni, 2 lounge o coffee area e 1 open space per le postazioni), dedicano oltre il 50% della superficie della struttura ad uffici privati.     

 

Spazi di medie dimensioni: focus su diversificazione

Le strutture intermedie, invece, tra i 100 e 600 mq e parzialmente anche quelle dai 600 ai 1000 mq tendono a diversificare l’offerta piuttosto che puntare solo su postazioni o uffici. Sono infatti sufficientemente grandi per offrire anche sale riunioni, sale formazioni o sale eventi a clienti esterni e troppo piccoli per avere un numero di uffici tale da concentrarsi solo sui bisogni delle aziende. 

Non a caso, la quota di professionisti tra i loro membri resta primaria o comunque rilevante. Inoltre, le sale performano sopra la media nella ripartizione delle entrate e costituiscono una parte non marginale della redditività di questi spazi (vedi la Viz #1 “Redditività” con i dati sui flussi in entrata e in uscita degli spazi di coworking).

 

Più spazio, più uffici, più aziende, più redditività

Si punta sempre più su uffici e stanze private. Un trend che evidenziamo ormai da qualche anno, ma che con la pandemia ha accelerato la crisi dell’openspace (ne abbiamo parlato in questo articolo). 

I dati della ICSurvey 2021 (vedi la Viz #2 “Caratteristiche”) mostrano chiaramente  benissimo che  il numero di uffici/box / stanze private, e con essi  l’area che queste occupano nella struttura complessiva, aumenta proporzionalmente ai metri quadrati.

Segno che più lo spazio è grande, più il modello di business si avvicina a quello del provider per aziende. Gli altri servizi per gli utenti “esterni” come, ad esempio, le sale, il bar, il negozio temporaneo,ecc.., diventano, o marginali, o principalmente a supporto delle aziende ospitate all’“interno” dello spazio. 

Nei grandi spazi resta comunque sempre un’area di postazioni in open space che occupa circa 18% dell’intero ambiente, e che serve a mantenere il link con il modello coworking tradizionale.

Si comprende meglio che più è grande la struttura, più la clientela è composta da aziende; viceversa più la metratura è piccola, più la clientela si compone di freelances e professionisti.

In generale, gli spazi che si offrono come providers di aziende e che presentano una superficie maggiore di uffici e stanze private sono anche quelli più redditizi.

Le strutture che presentano, infatti, un bilancio in attivo hanno in media circa 15 uffici e oltre 65 postazioni.

 

Sud, Isole e piccoli comuni: minori metrature, più smartworkers

Come prevedibile, al Sud e nelle Isole gli spazi di coworking sono mediamente piccoli con poco più di 30 postazioni – circa la metà di quelle presenti in media negli spazi del Nord – e frequentati soprattutto da freelancers.

Le ragioni sono tante, una minore densità abitativa, un tessuto imprenditoriale meno diffuso, un diverso patrimonio immobiliare. Ad ogni modo è interessante notare come, soprattutto nelle isole, il numero dei lavoratori a distanza e dei nomadi digitali è molto rilevante (34% al Sud e nelle Isole). Che sia la prova che effettivamente il Southworking sia un fenomeno significativo ormai?

 

Caratteristiche delle strutture e dei membri dei coworking e uffici flessibili: Conclusioni

In Italia lo spazio di lavoro condiviso tipo ospita in media 55 postazioni, distribuite su una superficie per membro ragguardevole di circa 15 mq. Abbiamo rilevato che ogni membro trova molto spazio all’interno dei coworking e uffici flessibili italiani, soprattutto in quelli di medie dimensioni. In quelli di piccole o di grandissime dimensioni invece ne trova meno, perchè queste strutture tendono a massimizzare maggiormente la superficie a disposizione. Fra questi due estremi si allineano anche diversi modelli di business, quello delle postazioni in openspace per freelancers e professionisti per le strutture più piccole, quello degli uffici e stanze private per aziende per le strutture più ampie.

Dopo l’emergenza pandemica si incomincia ad intravedere anche la crescita di nuovi utenti come lavoratori a distanza e i nomadi digitali al Sud e soprattutto nelle Isole, che si accompagna a quella generalizzata delle aziende, che ormai guardano stabilmente ai coworking e agli uffici condivisi.