Cowo® of Italy United: Intervista a Massimo Carraro

Incontro per la prima volta Massimo all’Upcycle bike bistrot di Milano attiguo ad Avanzi, un altro storico spazio di coworking milanese che visitai nel mio primo “tour” per coworking nel 2015. 

Quando arrivo, la lunga e accogliente tavolata ha pochi posti disponibili ormai. Sono invitato ad accomodarmi da Ilaria Mariotti, docente del Politecnico di Milano e promotrice della bellissima collaborazione tra Italian Coworking e DAStU Polimi per la nuova ICSurvey 2021. Nella nostra parte di tavolo comune trovo Davide Del Maso, socio fondatore di Avanzi e simpaticissimo e impeccabile “padrone di casa”; Ivana Pais, docente di sociologia del lavoro presso l’Università Cattolica di Milano, che tra l’altro si occupa anche degli impatti del coworking; giovani ricercatori e ricercatrici del DaStU; e ovviamente Massimo Carraro, fondatore della rete Cowo®. 

Conosco Massimo da tempo, in pratica da quando ho incominciato ad interessarmi di coworking – quale addetto del settore non conosce Max di Cowo®? Eppure non lo avevo mai incontrato di persona. 

La colpa è sua (ovviamente!). Negli anni avevo fatto più di qualche tentativo, ma non ero mai riuscito ad andare oltre qualche interlocuzione stringata (e questa, forse, è colpa mia!). Per questo sono alquanto sorpreso quando lo vedo venirmi incontro con in mano un pacchetto con su il mio nome. Mi fa dono del suo libro fresco di stampa con un gesto che ho molto apprezzato. Sgombrata subito la “pregiudiziale”, iniziamo a parlare fitto, tanto da far desistere Ivana dal tentativo di presentarci ufficialmente. Ci conosciamo.

Gli propongo subito di fare una breve intervista per il Magazine di Italian Coworking, non potevo perdere questa occasione. Certo, avrei voluto leggere prima il libro, ma magari ci confronteremo su quello alla prossima occasione (leggi alla fine la mia piccola recensione). Ci spostiamo allora ai tavolini fuori per qualche domanda prima dell’arrivo dei piatti.

Massimo Carraro uomo tavolino sgabelli libro intervista
Massimo Carraro all'Upcycle Milano nov 2021

Massimo è un tipo schivo, quasi timido, ma anche molto empatico. E’ un riferimento imprescindibile del movimento coworking, primo in tutto e con in testa un’idea del coworking con salde radici nelle prime esperienze del fenomeno.

 

Quando è nata la decisione di scrivere un libro sul coworking e sull’esperienza Cowo?

“Era in pancia da tanto. Iniziata la pandemia, non dovendo più viaggiare – la rete di coworking lo costringeva costantemente a viaggiare su tutto il territorio nazionale -, ho trovato tempo ed energie da dedicare alla scrittura del libro.

Il progetto Cowo® è nato tanti anni fa nel 2008…”

 

Sì, confermo io, Cowo® Milano Lambrate è stato il primo spazio di coworking in Italia. 2 anni prima della nascita di altre esperienze italiane come quella di Toolbox a Torino per mano di Aurelio Balestra (primo spazio italiano interamente dedicato al coworking), Impact Hub a Milano e Talent Garden Brescia (2011).

 

“Da quella esperienza è nata presto una rete Cowo®(2009) appunto, fino a fare 100, come sottolineo nel titolo del libro. Oggi con più di 100 aderenti siamo la più grande aggregazione di spazi di coworking in Italia. Mi sembrava il momento giusto per raccontare un po’ la nostra storia”.

 

Qual è l’evoluzione del coworking che vedi in Italia e come si inserisce Cowo?

“La pandemia Covid ha generato un momento di grande fermento e vitalità nel mondo del coworking. Le aziende si avvicinano al coworking, e con esse tanti altri soggetti che fino ad oggi non erano mai stati interessati al fenomeno. Stanno ovviamente perlustrando l’opzione, ma due anni fa ai più non veniva nemmeno in mente.

Altra cosa interessante è che molte aziende si ritrovano con spazi inutilizzati e si domandano se diventare coworking.

Cowo® come la più grande aggregazione di spazi di coworking in Italia, probabilmente non di strutture grandissime, è però un riferimento anche in questo”.

 

Nel percorso di affermazione del coworking nel nostro Paese, quanto tempo secondo te ci vuole per recuperare il gap attuale tra l’Italia e altri paesi europei, tralasciando le esperienze asiatiche e statunitensi che probabilmente hanno una diversa cultura organizzativa del lavoro?

 

“Dipende un po’ da cosa intendiamo. L’Italia ha un approccio particolare al coworking, fatto di strutture mediamente piccole e fortemente orientate alla relazione. La relazione è un tratto distintivo della nostra cultura del lavoro, la nostra connotazione, direi il nostro dna.

Noi tendiamo a dare valore alla relazione, mentre interessa molto meno in altre esperienze. Questo si riflette sui nostri coworking e per questo probabilmente non dobbiamo colmare alcun gap con altre esperienze, il nostro modello è interessante così e forse i nostri coworking sono già più belli per questo”.

 

Questo mi fa pensare però anche alla sostenibilità del modello. Nella nostra prima ICSurvey abbiamo scoperto come molti degli spazi operanti non erano poi tanto sostenibili economicamente, tanto che solo il 40% dichiarava un bilancio positivo. Anche se oggi va molto meglio, questi elementi di criticità dipendono anche dai tratti distintivi della via italiana al coworking (dimensioni, investimento, ecc.) che hai appena descritto. Che conseguenze vedi dopo la pandemia?

“Sì, gli elementi di criticità dipendono dalle aspettative e motivazioni. Il coworking non è un business, la relazione viene prima del business come dichiaro subito nel sottotitolo del libro, e qui forse mi distacco ancora da certe considerazioni generali. Con rete Cowo® abbiamo creduto sin dall’inizio a un modello che è quello di fare coworking presso attività già esistenti. Con questo non sto dicendo che il coworking non è un’attività remunerativa e che non può avere un modello di business, sto dicendo che va valutato singolarmente, facendo i compiti a casa – basta guardare il nostro e il vostro sito per avere quasi tutti gli elementi.

L’attenzione post pandemia al coworking ha fatto maturare la consapevolezza verso questi aspetti e probabilmente da un lato molti faranno meglio i conti e decideranno che strada intraprendere, dall’altro si lavorerà meglio perché ci sarà una maggiore sostenibilità che proviene dall’attenzione all’opzione coworking che stanno esprimendo nuovi soggetti come imprese e professionisti”.

 

Sono davvero d’accordo con Massimo Carraro che il coworking può essere applicato a diversi modelli di business, ma che non può prescindere dalla relazione, vero valore aggiunto di questa forma organizzativa degli spazi di lavoro (che spesso si tramuta in valore anche economico).

Grazie Massimo, è stato un piacere. Ci salutiamo per raggiungere gli altri. I piatti sono arrivati.

 

Post intervista: Il libro

Ah sì, il libro poi mi è piaciuto molto, scritto molto bene, piacevolissimo – non a caso Massimo viene dal mondo della comunicazione.

Dal mio ritorno dal tour meneghino ci sono tornato più volte (sul libro) e non posso non consigliarlo anche qui, spassionatamente.

A mio parere, sebbene parli principalmente agli operatori attuali e potenziali del settore, non è solo un riferimento per gli addetti ai lavori.

C’è sì il resoconto sui traguardi e le attività dell’esperienza Cowo®, peraltro non cadendo mai nell’autocelebrazione come spesso accade a questo tipo di lavori.

Sono sì declinati i valori che hanno guidato e guidano un’esperienza di successo, anche economica, che ha portato nel 2016 Massimo e sua moglie Laura a lasciare il loro vecchio lavoro per dedicarsi interamente alla rete.

C’è sì il prezioso bagaglio di conoscenza offerto a chi decide di aprire un coworking, ovvero tantissimi consigli pratici su cose da fare e da evitare, tratto da un’estensiva esperienza di chi guarda più di 100 spazi contemporaneamente…ad avercelo un libro così quando ho aperto il mio coworking quasi 8 anni fa.

Ma è anche (dalla mia prospettiva, soprattutto) un resoconto sul cambiamento del lavoro, su ciò che è successo in Italia e nel mondo in questi primi 20 anni del secolo, uno sguardo sul costume e sulle strategie di adattamento ad un periodo di grandi trasformazioni che hanno sradicato certezze ataviche sul lavoro.

Per questo è interessantissimo anche al di fuori di questa cerchia. Ricercatori, analisti, decisori pubblici e coworkers troveranno tantissimi spunti utili nella storia di Massimo, Laura e della rete Cowo®.

Come il ritratto dei nuovi lavoratori con le loro esigenze e nuovi comportamenti, il ritratto degli operatori del settore con le loro soluzioni e aspettative, il ruolo delle istituzioni locali e dei partner piccoli e grandi nel mondo del digitale.

E’ il racconto delle origini del coworking in Italia e nel mondo – vedi il testo integrale in italiano del video che propose il coworking al mondo di Brad Neuberg, Chris Messina e Tara Hunt –, unito alla riflessione su quello che sarà il coworking nel futuro, con una certezza:

 

 “Coworking” non significherà più nulla, man mano che le caratteristiche di questo modo di lavorare (flessibilità, pay-per-use, ecc.) diventeranno il modo di lavorare di tutti quanti. E succederà…” (cit. pag.184).
ho fatto un coworking anzi 100 massimo carraro intervista italian coworking
Clicca sull'immagine per acquistare il libro

 

PS: Che tortura però questo simbolo registered trademark ® da applicare a ogni parola Cowo®, vi sfido a trovarne una senza anche nel libro…

 


 

Ti è piaciuto questo articolo? Non dircelo, condividilo. Ti è piaciuto il libro di Massimo Carraro, scrivi qui o sui nostri canali social.

Leggi anche

caratteristiche delle strutture e utenti dei coworking e uffici flessibili nel 2021

Caratteristiche delle strutture e dei membri dei coworking e uffici flessibili nel 2021

Nel 2018 esplorammo il tipo di offerta di servizi ed equipaggiamento che i coworking presentavano (l’articolo è qui). Spoiler alert: non erano poi tanti… i nostri indici rilevarono che fatti 100 tutti i servizi e le dotazioni presenti nel nostro questionario, solo poche strutture raggiungevano il 60% dell’offerta complessiva.
Quest’anno, abbiamo approfondito l’offerta e la composizione degli spazi per definire le caratteristiche salienti delle strutture utilizzate come coworking e uffici flessibili e per comprendere il tipo di utenza presente e come è cambiata dopo la pandemia.

Leggi Tutto »
ampi spazi di lavoro di design

I coworking network più importanti in Italia

Nell’era del lavoro condiviso, una prima scelta è fra i coworking indipendenti, spesso più piccoli ed economici, o i grandi coworking network internazionali. È specificamente di quest’ultima categoria che vogliamo parlare nell’articolo di oggi, per scoprire quali sono i network presenti in Italia e capire i loro punti di forza. Ready? Go!

Leggi Tutto »

Caratteristiche delle strutture e dei membri dei coworking e uffici flessibili nel 2021

Nel 2018 esplorammo il tipo di offerta di servizi ed equipaggiamento che i coworking presentavano (l’articolo è qui). Spoiler alert: non erano poi tanti… i nostri indici rilevarono che fatti 100 tutti i servizi e le dotazioni presenti nel nostro questionario, solo poche strutture raggiungevano il 60% dell’offerta complessiva.
Quest’anno, abbiamo approfondito l’offerta e la composizione degli spazi per definire le caratteristiche salienti delle strutture utilizzate come coworking e uffici flessibili e per comprendere il tipo di utenza presente e come è cambiata dopo la pandemia.

Leggi Tutto »

Italian Coworking survey

le statistiche navigabili sul mondo del coworking

VERY SMART WORKING

Presto troverai un nuovo Italian Coworking. Stay tuned!