Le politiche pubbliche aiutano i coworking?
La competizione non è un problema
La percezione sull’offerta di spazi di coworking è ancora positiva. Pochi rispondenti valutano saturo il mercato, per la maggioranza i coworking che competono nella propria città o provincia, sono il giusto numero (circa 60%) o addirittura pochi (25%, al Sud 40%).
La percezione è diffusa sia nei grandi centri urbani che in quelli piccoli, tende ad enfatizzarsi nel Mezzogiorno per ovvie ragioni e non è influenzata significativamente da fattori quali la redditività, la natura profit/non profit o da altre caratteristiche dei coworking rispondenti. Non significativo, ma è interessante notare che gli spazi affiliati a franchising sono quelli che percepiscono maggiormente la competizione.
In pratica nonostante il fenomeno sia cresciuto tanto e velocemente negli ultimi anni, gli operatori attuali non sono preoccupati per la competizione e valutano l’offerta di spazi in Italia senza apprensione.
Di contro la redditività degli altri è scarsamente percepita
Valutando su una scala da 1 a 5 (1 rappresenta poca redditività e 5 il valore più alto di redditività) gli “altri coworking” sono percepiti in media come scarsamente profittevoli (2,2), anche nelle città metropolitane dove si presume un maggior mercato.
Pochi incentivi pubblici…efficaci solo in alcune aree territoriali e per il non-profit
Negli ultimi anni in Italia alcune amministrazioni locali e regionali hanno sperimentato politiche pubbliche di incentivazione per i coworking. Alcuni di questi sono agevolazioni dirette, ovvero, politiche di sostegno alla creazione di nuovi coworking attraverso strumenti classici dei regimi di aiuto alle imprese o attraverso la concessione di strutture comunali, in qualche caso con programmi specifici finalizzati sullo sviluppo di spazi di co-lavoro (es. Regione Puglia).
Allo stesso modo sono stati realizzati incentivati indiretti per i coworking attraverso la concessione di voucher e altri contributi a favore di lavoratori che svolgono attività in spazi di coworking che garantiscono alcune caratteristiche e condizioni (es. Milano, Toscana).
Confidare in questi aiuti però ha molte limitazioni. Poche amministrazioni hanno attivato queste politiche, meno del 30% coworking ha direttamente o indirettamente beneficiato di agevolazioni. Inoltre molte politiche di incentivazione alla creazione di coworking sono indirizzate ai soggetti non-profit (che infatti hanno molte più possibilità di accedervi). In ogni caso gli impatti percepiti sullo sviluppo del coworking sono sorprendentemente molto bassi. Anche nelle aree come la provincia di Milano, che è stata tra le prime a realizzare agevolazioni per i coworking, i più valutano come marginale il contributo indiretto ricevuto. Diversamente, le politiche come quella pugliese rivolte ai coworking non profit o che hanno una vocazione sociale sembrano avere un impatto più rilevante sulla nascita e diffusione del fenomeno.
Poco supporto dall’ecosistema pubblico ma coinvolgimento in crescita
Davvero pochi coworking dichiarano di aver ricevuto supporto significativo da agenzie locali di sviluppo, Camere di commercio e altri attori degli ecosistemi locali per l’innovazione (6%). Complessivamente si registrano nessuna (67%) o scarse interazioni (19%) per la creazione di reti o per l’individuazione di nuove opportunità di business.
Meglio per quanto riguarda il protagonismo dei coworking nel dibattito e nella programmazione locale sui temi dell’innovazione, lavoro, formazione, ecc.. Poco meno del 50% è stato coinvolto in partenariati, tavole rotonde con le istituzioni, incontri organizzati dalle amministrazioni, ecc.. e questo è un segnale molto interessante di un possibile percorso di riconoscimento del contributo dei coworking nei sistemi locali, anche se per il momento ancora sporadico (35%).
I network interloquiscono meglio con il territorio
Affiliarsi a franchising e a grossi player nazionali o a reti/associazioni di coworking sembra permettere di interagire meglio sul territorio. A differenza dei coworking non collegati a network questi spazi evidenziano una migliore performance in tutti gli indicatori di “Territorio e Politiche Pubbliche”. Sembrano, infatti, percepire più la competizione (con l’eccezione dei franchising che invece la “soffrono” di più) e interagire molto di più con gli attori degli ecosistemi locali. Vengono più spesso coinvolti nella programmazione e nel dibattito locale, accedono più frequentemente a incentivi diretti e indiretti. Le motivazioni sono molteplici, ma fanno riflettere sulla necessità di un maggior sforzo per tutti gli spazi di coworking di uscire dalla propria struttura e creare comunità solide anche al di fuori del proprio perimetro territoriale.
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