L’ Italian Coworking Survey 2020 (ICSurvey 2020) è stata realizzata per raccogliere dati sulla situazione in cui coworking e altri spazi condivisi di lavoro durante questa prima fase di emergenza a seguito della diffusione della pandemia Covid-19.
71 organizzazioni che gestiscono 188 spazi di coworking in Italia, ovvero il 25% degli spazi in Italia, hanno risposto alle nostre domande.
La sforzo di tenere attiva la community e di sperimentare nuove offerte ai propri membri è un indicatore della vitalità degli spazi di coworking in questa fase emergenziale. E a guardare le risposte fornite su quali azioni entro fine anno gli amministratori di spazi di coworking sono orientati a prendere, si conferma una certa fiducia che da questa crisi possano nascere delle opportunità o che la situazione entro l’anno si normalizzi.
E’ presto per affermare se questa fiducia è una risposta al drammatico momento oppure ci sono valutazioni reali sul possibile sviluppo di questa fase emergenziale nel settore del coworking. Lo sappiamo e notiamo, discutendo all’interno del gruppo fb Italian Coworking Managers, che le percezioni cambiano repentinamente, eppure molte di queste riflessioni forniteci dai rispondenti sono davvero utili a capire il momento e come potrebbe girare il vento.
Ci saranno più opportunità per i coworking dopo l’emergenza?
La domanda che abbiamo posto è: Pensi che ci sia qualche opportunità per gli operatori di coworking in questa crisi? Abbiamo ricevuto molte più risposte di quando ti potevamo immaginare.
“Credo che in questo momento di stop forzato si debba progettare con forza per il domani. Non lasciarsi annichilire ma capire quali saranno le nuove esigenze e andare su quello che potrà essere un nuovo approccio sostenibile per gli spazi di coworking”
“Moltissima. una nuova educazione al lavoro flessibile avvicinerà molte aziende al modello di flex office/coworking. E’ vero che perderemo qualche business che ha avuto molte difficoltà ma ne acquisteremo anche di nuovi che ne hanno guadagnato o che ne sono usciti ristrutturandosi.”
Il sentimento attuale verso il futuro
Misurando il sentimento delle risposte alla domanda:
il 46% ha commentato positivamente o molto positivamente offrendo il proprio contributo,
il 34% si è mostrato più cauto nel credere che da questa crisi possano nascere opportunità,
il 20% mostra aperto scetticismo sul futuro del coworking.
Interessante notare che non ci sono significative differenze di “sentimento” tra aree geografiche. Le organizzazioni che gestiscono uno o più spazi di grande dimensione sembrano invece essere più positive.
Del resto solo una quota residuale pensa già alla chiusura o al ridimensionamento degli spazi o dei servizi e ancor meno del personale (che con una proiezione approssimativa a partire dai dati forniteci con questa survey stimiamo intorno ai 5000 addetti in Italia).
Lo smart working non significa lavorare da casa e sarà una opportunità per i coworking
L’affermarsi dello smart working è percepito come la migliore opportunità per la ripresa del coworking. Insieme agli amici di Smartworking srl abbiamo insistito molto, creando una rubrica sul nostro IC Magazine.
“L’opportunità credo sia curare la relazione con la community e cercare di posizionarsi come entità fondamentali per lo smart working, con tutti i pregi ma senza i difetti del lavorare in casa.”
“Per via dell’emergenza in Italia abbiamo scoperto lo smartworking, siamo tra gli ultimi infatti in Europa ad usufruirne, molti cambieranno per sempre le proprie abitudini e tante aziende difficilmente torneranno indietro, si orienteranno sempre più verso politiche de lavoro non più tradizionali e le opportunità di lavoro agile si moltiplicheranno, soprattuto al sud. In tutto questo i coworking possono sopperire alla necessità sociale del “nuovo” lavoratore.”
“lo smartworking diventerà una prassi; lavorare con le aziende per intervenire sull’organizzazione del lavoro”
“Supportare aziende e professionisti ad implementare lo smartworking non solo dal punto di vista tecnologico, ma anche della corretta organizzazione e del benessere lavorativo.”
“Certo [ci saranno opportunità]: – intercettare e convertire da home office a smartworking
– sfruttare il network in modo più sicuro, capillare, intelligente (p.e. membership diffuse per favorire mitigazione del rischio)
– ingaggiare la community su temi che ci accomunano come mai prima
– ripensare agli eventi in modo sicuro, smart e più digitale aprendo a una platea più vasta”
Commuting Coworking (Coworking per pendolari)
Lo smart working non è solo un’opportunità per i grandi network e le strutture in grandi agglomerati urbani. Anzi il commuting coworking, che in Europa è già una realtà, può offrire grandi occasioni per spazi di ogni dimensioni nei centri periferici.
Ne avevamo già parlato pochi mesi fa a proposito dei numeri del coworking in Italia e anche Il Corriere ha scritto ultimamente un articolo sul futuro del coworking fuori città.
“La necessità obbligata delle aziende pubbliche e private di ristrutturarsi per lo Smart Working può essere una spinta importante, specie in provincia dove il pendolarismo verso la grande città è l’unica possibilità.”
“Aumenterà il numero di persone che:
1. sono stufe di lavorare isolate da casa,
2. non vorranno tornare alla vecchia abitudine di fare 2-3 ore di strada nel traffico ogni giorno per andare nel loro ufficio in Milano, e vorranno venire nel mio coworking in provincia”
“Se i lavoratori e le aziende capiranno il valore dello smartworking in prossimità della propria abitazione per evitare grandi spostamenti di massa e ridurre i costi di affitto di grandi uffici a volte effettivamente non strettamente necessari, si ci sarà un incremento della richiesta per i coworking e ne beneficerà anche l’ambiente.”
Non mancano posizioni più caute:
“Con lo sviluppo dello smartworking certamente, ma sul medio periodo. Sul breve periodo prevediamo una flessione”
“Vaccino e sanificazioni sono le stelle polari Bisognerà vedere gli sviluppi. al momento trattandosi di spazi condivisi prevedo una grande crisi”
“difficile [dire se sarà un’opportunità o meno], anzi ho paura che la crisi economica porterà a tagliare proprio molte di quelle competenze che sono solite usare il coworking
“E’ difficile dirlo dato che il modello si basa sull’utilizzo “fisico” di spazi da parte di altre persone. Credo che l’opportunità vada sicuramente cercata ma al momento stiamo cercando di capire la direzione da prendere.
“Difficile da dire: di certo virtualmente è un’opportunità per i coworking visto il necessario ridimensionamento che molti professionisti dovranno affrontare, va anche valutato quae sarà l’impatto sulle commesse di lavoro che potranno mantenere attive i coworker stessi per giustificare la spesa di uno spazio”.
“Superata l’emergenza sanitaria, è atteso un grave contraccolpo economico che si rifletterà in maggiore disoccupazione, chiusura di aziende ed esercizi commerciali, difficoltà diffuse tra i liberi professionisti. In particolare tra questi ultimi, si prevede un maggior numero di freelance e autonomi in difficoltà a sostenere l’attività professionale e di conseguenza quella familiare. […] L’immediato avvio delle pratiche di smart working da parte delle aziende e la diffusa attenzione che ha ricevuto potrebbero favorire lo sviluppo di partnership con aziende e imprese del territorio e non per l’applicazione di servizi dedicati”.
“Non so se possiamo parlare di opportunità, di certo i coworker sono una categoria spesso di professionisti “agili” che riescono comunque, nel bene o nel male, a proseguire da casa le proprie attività. Inoltre, nella maggioranza dei casi, non sono aziende strutturate in modo complesso, quindi forse riusciranno meglio, con meno rischi, a far fronte a questa crisi. Di certo risentiranno anche loro, come tutti, di un rallentamento di tutto il sistema lavoro che arriverà (in parte è già arrivato) con un colpo di coda. Pensiamo però che il modello dei coworking non possa che essere di aiuto in una situazione precaria come questa. Del resto noi siamo nati nel 2012 quando la situazione economica italiana era in piena crisi e per certi aspetti siamo stati anche un’ottimo strumento per alcune categorie di professionisti.”
“Finalmente abbiamo avuto bisogno di un Virus letale per scoprire effettivamente lo smart working. Una volta finita l’emergenza, dovrebbe essere una prassi usuale, ma le persone non ne vorranno sapere di continuare a stare a casa. Quindi probabilmente cercheranno i coworking, per continuare a lavorare da remoto, ma non da soli, cercando comunque interazioni e socialità. Quindi credo ci sia una possibilità. Ma pur troppo non in un territorio come la Sicilia. Nella mia regione la vedo male. Io è dal 2015 che con fatica sto cercando di costruire cultura del lavoro condiviso. Quest’anno doveva essere l’anno della svolta. La svolta c’è stata, ma in una modalità inimmaginabile. Noi viviamo di turismo. Il mio coworking lavora abbastanza con gli stranieri. La vedo dura per me. Ma per la categoria credo possa essere una opportunità.”
“dipende dalla durata, se il rientro ad un buon livello di normalità arriverà entro l’estate penso che i coworking possano implementare meglio di altri soluzioni di igienizzazione e contenimento e possano giocare un ruolo come garanti delle buone pratiche. Se invece il regime di contenimento dovesse perdurare per molti mesi credo che gli spazi di aggregazione come li conosciamo oggi dovranno necessariamente cambiare”
Fino a quelle più pessimistiche..
“Ci sarà una “scrematura” del mercato, con la sopravvivenza dei modelli sostenibili e scomparsa o ridimensionamento degli altri.”
L’ipotesi pessimistica è che le nuove pratiche di distanziamento sociale si consolideranno nella gente così tanto da rendere l’offerta del coworking obsoleta.
E quelle realistiche…
“NON VEDO OPPORTUNITA’ SE NON QUELLA DI ACQUISIRE NUOVI CLIENTI PROVENIENTI DA ALTRI CO-WORKING”
Guarda i dati con le nostre vizzes. Se preferisci scarica i dati e contribuisci alla ICSurvey 2020.
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