L’indice di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI 2019) è un indice composito che riassume gli indicatori pertinenti sulle prestazioni digitali dell’Europa e tiene traccia dei progressi degli Stati membri dell’UE nella competitività digitale.
Serve a rispondere ad una domanda molto semplice: Qual è il paese europeo più digital e perché?
La risposta per il 2019 è presto data:
Finlandia, Svezia, Olanda, Danimarca sono in quest’ordine i paesi con la miglior performance europea secondo 5 indicatori del digitale:
1 Connettività
2 Capitale umano
3 Utilizzo dei servizi Internet
4 Integrazione della tecnologia digitale
5 Servizi pubblici digitali
Rispetto al 2018, la leadership dei paesi meglio attrezzati al digitale passa dalla Danimarca alla Finlandia, ma sostanzialmente cambia poco. Il gruppo dei paesi del nord mostra una performance molto alta rispetto al resto d’Europa e non è una novità di quest’anno.
Insomma se la giocano sempre loro e potrebbero in futuro essere insiediati solo da Irlanda, Lituania e Lettoria che, come registra il DESI 2019, sono i paesi emergenti nella digitalizzazione europea.
E l’italia nell’indice di digitalizzazione?
Provocatoriamente, ma nemmeno tanto, Riccardo Saporiti de Il Sole 24 ore, evidenzia come l’Italia sia “in salita” al 24 posto, davanti a Polonia, Grecia, Romania e Bulgaria: “di questo passo in in appena un quarto di secolo saremo in cima alla classifica“.
In realtà è dal 2017 che siamo stabili al 27 posto, sebbene un minimo di speranza la troviamo su alcuni indicatori come connettività e servizi pubblici digitali, dove riusciamo a tenere il passo europeo.
Udite udite: per DESI 2019 PA e Infrastrutture ok
I servizi pubblici online e gli open data sono prontamente disponibili e la diffusione dei servizi medici digitali è ben consolidata. La copertura a banda larga veloce e la diffusione del suo utilizzo sono in crescita (pur se quest’ultima rimane sotto la media), mentre sono ancora molto lenti i progressi nella connettività superveloce. L’Italia, infine, è a buon punto per quanto riguarda l’assegnazione dello spettro 5G (dice il country report sul profilo Italia).
Insomma, cresciamo sulle infrastrutture di rete (non tutte) e la PA italiana ha fatto un balzo (18° posto) nei servizi pubblici digitalizzati (con ancora tanti chiaroscuri).
Insomma il pubblico per una volta fa da volano.
Quello su cui andiamo proprio male sono Imprese e capitale umano
Tre persone su dieci non utilizzano ancora Internet abitualmente e più della metà della popolazione non possiede competenze digitali di base. Tale carenza nelle competenze digitali si riflette anche in un minore utilizzo dei servizi online, dove si registrano ben pochi progressi. La scarsa domanda influenza l’offerta e questo comporta una bassa attività di vendita online da parte delle PMI italiane rispetto a quelle europee.
Sul fronte del capitale umano, l’Italia si piazza al 26° . Il livello delle competenze digitali di base e avanzate degli italiani è al di sotto della media UE. Solo il 44 % degli individui tra i 16 e i 74 anni possiede competenze digitali di base (57 % nell’UE). La percentuale degli specialisti TIC rimane stabile, sebbene questi abbiano una minore incidenza sulla forza lavoro rispetto all’intera UE (2,6 % rispetto al 3,7 % nell’UE). Per quanto riguarda i laureati in possesso di una laurea in TIC, l’Italia si posiziona ben al di sotto della media UE con solo l’1 % di laureati in TIC. Tra le donne che lavorano solo l’1 % è specializzato in TIC.
Altro che industria 4.0!
Come sostenere la digitalizzazione in queste condizioni?
Che domande? Con i coworking e i fablab...
Dopo qualche tempo di sperimentazione di strumenti (credito di imposta, dottorati, Piano nazionale scuola digitale) un po’ fallimentari a dire il vero, non abbiamo ancora una strategia nazionale complessiva per le competenze digitali. Quando riusciremo ad averne una dovrà certamente considerare i coworking come le vere palestre digitali del Paese e come cerniera tra i bisogni delle imprese e quelle dei lavoratori del digitale che da tempo li popolano.
In tanti coworking italiani, in modo più o meno organizzato, si diffondono e si fanno crescere le Digital Skills. I coworking sono infatti i luoghi creati per facilitare il confronto e lo scambio quotidiano tra persone con competenze differenti e diverse esperienze e professionalità e sono dunque i luoghi naturali dove far crescere questo tipo di competenze. Senza considerare che raccolgono, e spesso rispondono e fanno incontrare, i bisogni aziendali e quelli dei singoli professionisti.
La Talent Garden Innovation School è l’esempio più di successo e di prestigio, ma le scuole digitali negli spazi di lavoro condivisi sono tantissime, penso ai percorsi di Copernico, di Toolbox , degli Impact Hub, e ovviamente a quella dei tantissimi fablabs e coworking di ogni dimensione distribuiti nella Paese. Qui si trova insieme conoscenza, supporto, formazione informale e formale, occasioni di lavoro, ecc.; non solo nel campo digitale o la manifattura digitale, ma anche per quanto riguarda le soft skills, la cultura d’impresa, e in generale innovazione a tutto tondo.
In alcuni territori, specie quelli periferici, rappresentano l’unica opportunità per accedere e confrontarsi su questi temi. Questa è una questione troppo sottovalutata che accresce il ritardo nel sistema paese.
Lo ha capito la Regione Puglia, che ha lanciato un programma per la nascita e il sostegno ai coworking anche in piccoli comuni.
I segnali sull’impatto dei coworking sono estremamente positivi, allora va compreso che il capitale umano e le Digital Skills hanno bisogno di investimenti veri e di una strategia importante che non preveda solo la formazione tradizionale e i suoi attori.
E’ URGENTE ALLARGARE LA PLATEA DI NUOVI STRUMENTI DELLA POLITICA DI DIGITALIZZAZIONE E INNOVAZIONE!
Gli spazi di lavoro condivisi sono una risposta vera a portata di mano. Quella che ci serve per portarci ai livelli di performance digitale di cui l’Italia ha bisogno e per non vanificare quei pochi progressi che abbiamo raggiunto sulle infrastrutture di rete e sui servizi pubblici.
Nella speranza di arrivare in cima alla classifica un po’ prima di un quarto di secolo, lanciamo questo sasso nella stagno. Aiutateci a far correre gli anelli…
Aggiungi un commento