Coworking Europe è l’evento internazionale consolidato e più importante d’Europa dedicato al fenomeno dei Coworking Space. L’evento ha visto la sua prima edizione nel lontano 2010, quando la parola “coworking” era ancora poco conosciuta come alternativa al classico ufficio, tanto in Italia quanto nel resto del mondo. Ad oggi ci troviamo di fronte a un settore in forte crescita, che offre ogni giorno nuovi spunti, in un contesto in cui pochi grandi network di coworking si stagliano contro la lunga coda di quelli di minori dimensioni.
Oggi abbiamo il piacere di parlare del settore dei coworking space con Jean-Yves Huwart, co-fondatore di Coworking Europe, l’evento-conferenza di calibro internazionale che si tiene ogni anno in una diversa città europea e che si propone di approfondire tutti gli aspetti principali del fenomeno degli spazi condivisi per aiutare i manager a dare sempre il meglio di sé.
G: Ciao Jean-Yves, grazie per essere qui con noi oggi! So che il tuo team sta preparando con grande dedizione la prossima edizione del Coworking Europe!
J-Y: Grazie, Giulia, è un piacere anche per noi conoscere il team di ItalianCoworking.it.
G: Ti andrebbe di raccontarci che idea vi siete fatti del fenomeno dei coworking in Europa?
J-Y: Direi che il mercato dei coworking si sta muovendo verso un grado di maturità crescente, con l’entrata di grandi player, da una parte, e grandi aziende, dall’altra, che cercano di in maniera crescente delle strutture gestite in modo flessibile.
Il sistema dei coworking sta modificando nettamente l’esperienza dell’ufficio nel suo complesso. Le generazioni Y e Z si attendono alti livelli di “esperienza umana” dagli spazi di lavoro e questo è già una realtà in Europa, in Italia e, di fatti, in tutto il mondo.
Di conseguenza, i coworking space indipendenti e quelli che dispongono di maggiori investimenti, dovranno aumentare la professionalità offerta.
Il livello si sta già alzando dal punto di vista delle competenze in Marketing, Operations, Events, Community, Space design, Technology, Real Estate, Hospitality, Proptech, Finance… Crediamo che si tratti di un trend in crescita molto simile a quello a cui abbiamo assistito nel settore degli hotel, quando il mercato ha cominciato ad avviarsi verso la maturità, anni fa.
Per comprendere più approfonditamente il contesto in cui operiamo oggi, durante la prossima edizione del Coworking Europe ci siamo preposti di rispondere alle seguenti domande:
- Che legame c’è tra coworking e il concetto di smart city?
- Come rendere il coworking parte di un pacchetto di mobilità a livello globale?
- Cosa e come dovremmo gestire gli spazi, le infrastrutture e i servizi nell’era dello spazio di lavoro flessibile?
- Possono coesistere i coworking space indipendenti e i grandi brand?
- È possibile creare modelli di business in cui non è necessario pagare il coworking space? Oppure ancora, ci sono possibilità di collaborazione con i mediatori immobiliari per aumentare le prenotazioni degli spazi di coworking?
G: Molto interessante! Quale direzione pensi che stia prendendo il settore? Ti va di azzardare qualche pronostico?
J-Y: Noi di Coworking Europe siamo convinti che la mentalità dei coworking contribuirà a creare una società migliore: sviluppo e cultura sostenibile, soft mobility, pianificazione urbana, innovazione, crescita economica… Per questo il nostro intento è supportare lo sviluppo e il miglioramento degli spazi coworking in tutta Europa. Vogliamo immaginarci un futuro dei coworking ricco di persone davvero felici di fare il proprio lavoro, una gestione migliore delle città, un apprendimento guidato dall’ecosistema e diffuso.
Pensiamo anche che vi siano enormi potenzialità nelle aree più sottovalutate. Creare il modello di business giusto per i coworking nelle piccole città e nelle aree rurali può portare grandi opportunità e aiutare a risolvere la mancanza di opportunità economiche e di personale qualificato anche nelle aree non metropolitane. Si tratta di una sfida non indifferente per le economie avanzate, dato che il mercato del lavoro si concentra nelle città, creando di conseguenza degli squilibri geografici. Le opportunità date dal digitale e le comunità di coworking potrebbero essere parte della soluzione, specialmente se supportato dalla ricerca di soluzioni abitative meno costose e un più alto livello della qualità della vita, il contatto con la natura, etc. L’Italia da questo punto di vista non fa eccezione.
G: Verissimo, l’Italia ha certamente moltissimo potenziale da questo punto di vista.
Hai qualche consiglio per i manager dei coworking space italiani che vogliono espandere il loro business?
J-Y: Siate professionali. Coltivate un focus improntato alla community e al posizionamento strategico. Siate pronti a ospitare team e aziende anche di 5-10 o più impiegati; trovate il modo migliore per far interagire le persone tra loro e creare un’intenzione comune nello spazio del luogo di lavoro.
Ricordatevi che la concorrenza aumenterà. I servizi, le infrastrutture, la gestione degli spazi, la tecnologia di supporto dovranno rasentare la perfezione.
Non vi verrebbe mai in mente di offrire un hotel con letti sfatti o con la WiFi intermittente, camere rumorose e livelli pessimi di servizio colazione, etc. Alcuni hotel lo fanno lo stesso perché non hanno interesse a rivedere sempre gli stessi clienti. Un coworking space, invece, punta a far sì che i propri membri desiderino tornare ogni giorno con entusiasmo. Coinvolgete l’ambiente circostante e proponete collaborazioni sia a livello locale che nazionale.
Offrite molto più di un luogo di lavoro, trovate una vostra identità, accendete la musica. Alla fine della giornata, è questo quello che rende il vostro spazio speciale agli occhi dei membri e che stimola la nostra parte più emozionale.
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