Come lavorare in coworking influenza la tua professione

I risultati della ricerca dell’Harvard Business Review su identificazione e crescita professionale degli utenti di WeWork ci hanno convinto sulla necessità di avviare una indagine sui Coworkers in Italia accanto a quella sugli spazi di coworking. Ecco qui cosa hanno trovato i ricercatori di Harvard.

Quanta strada ha fatto il fenomeno Coworking dal 2005 (anno di nascita) ad oggi? Dai primi esperimenti che si limitavano a fornire spazi e risorse a liberi professionisti e startup, si è iniziato pian piano a sviluppare un livello di efficienza e di servizi tale da attrarre grandi e piccole aziende che hanno visto nel coworking un modo per abbattere i costi legati al personale permettendogli di lavorare da remoto sfruttandone la flessibilità di costi e spazi.

 

Secondo lo studio condotto negli ultimi anni dall’Harvard Business Review, i professionisti traggono maggiori vantaggi dal lavorare in coworking piuttosto che in uffici tradizionali. Tante sono le motivazioni alla base di questo dato, la maggiore flessibilità degli orari, un ambiente stimolante che favorisce una migliore crescita professionale e il senso di comunità e di rete che si forma lavorando a contatto con altri professionisti.

L’aspetto interessante però di cui si è occupato lo studio è l’influenza che un ambiente di lavoro come il coworking esercita sui suoi utenti e sul loro rapporto con l’azienda per cui lavorano.

Assodato che gli stimoli prodotti dall’ecosistema coworking siano indubbiamente positivi, bisogna tener presente anche che espongono il lavoratore a influenze e a vision, valori e principi che potrebbero essere diversi dalla propria azienda.

 

Il caso WeWork

Analizzando il caso americano di WeWork, uno dei colossi del coworking nel mondo, è emerso che su oltre un migliaio di nuovi utenti, il 71% lavora full time per aziende che hanno postazioni in coworking mentre il 29% è costituito da freelance, dipendenti part – time, imprenditori e appaltatori. Un sondaggio tra questi utenti ha dimostrato che essi si identificano fortemente con i principi e i valori delle proprie aziende di riferimento anche dopo un lungo periodo speso presso le strutture di WeWork. Ne consegue dunque che il clima di condivisione favorito dal coworking non ha inficiato il senso di appartenenza del dipendente alla propria azienda di riferimento.

 

Lavorare in Coworking influenza la tua professione: stimoli – produttività – credibilità

Nella maggior parte dei casi, l’aspetto più positivo del lavorare in coworking evidenziato dagli utenti è l’aumento della produttività dovuto essenzialmente alla qualità degli spazi e dei servizi offerti. Gli effetti positivi di un ambiente di lavoro stimolante e produttivo pare inoltre che influenzino non solo la percezione dei dipendenti ma anche quella di chi non vive lo spazio in prima persona (clienti, concorrenti, dipendenti della stessa azienda che lavorano però in sede e non in coworking).

Immaginarne il perché non è esercizio poi così complicato. Per un cliente (ma anche per un tuo competitor) fa una bella differenza sapere che la tua azienda non riceve in un bar o nella sala da pranzo di uno dei dipendenti. L’immagine dell’azienda e allo stesso tempo dei suoi dipendenti, ne esce così rafforzata se non addirittura “legittimata” a giudicare dalle impressioni dei partecipanti al sondaggio. Se il coworking scelto ha poi un potere attrattivo e una storia consolidata come nel caso di WeWork, ai vantaggi sopraelencati si aggiunge quello del prestigio. Lavorare in un ufficio rinomato infatti, contribuisce a far sentire il dipendente importante per l’azienda che per lui ha scelto un luogo all’avanguardia con servizi di qualità. Ne consegue un consolidamento del rapporto azienda – dipendente, nonostante la distanza dalla sede centrale.

 

Perché le aziende scelgono il coworking

Il quadro che viene fuori da questo studio delinea dunque la tendenza sempre più diffusa di molte aziende ad avvicinarsi alla realtà del coworking per due ragioni principali: da un lato una motivazione economica, legata quindi ad aspetti pratici come ad esempio il prezzo medio delle postazioni, in grado di abbattere notevolmente l’incidenza dei costi legati all’affitto per aziende e liberi professionisti (scopri come i coworking stanno plasmando il mercato degli uffici). Dall’altro lato c’è la componente culturale legata ad un ambito più esperienziale e sociale in cui entra in gioco, oltre alle dinamiche descritte fino ad ora, la possibilità di poter scegliere un coworking che rifletta al meglio la propria identità, le proprie esigenze (sapevi che esistono coworking su misura per mamme e papà?), e/o quelle della propria azienda.

Entrambe le motivazioni sembrano essere decisamente valide e in grado di portare vantaggi all’azienda che grazie al coworking guadagna in un sol colpo in termini di immagine, produttività e coesione al suo interno.

La Italian Coworking Survey 2019 per Coworkers

Anche noi di Italian Coworking abbiamo lanciato un sondaggio sugli utenti degli spazi di coworking con l’intento di comprendere meglio come questi si identificano con il loro coworking e come percepiscono l’impatto che questo ha sulla loro esperienza e performance professionale.

L’indagine 2019 Coworkers è aperta per tutto maggio e giugno 2019 a questo link. Se lavori in un coworking partecipa e condividi la tua esperienza compilando il questionario (solo  5 minuti del tuo tempo)

Se gestisci uno spazio di coworking invia  i tuoi utenti a partecipare. Al termine della reilevazione ti invieremo i risultati (dati + elaborazioni) del tuo spazio e potrai comprendere meglio che tipo di esperienza stai contribuendo a costruire.

Per altre info vai alla pagina della ICSurvey 2019

 

Scopri tutte le novità della Italian Coworking Survey 2019  

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